Restituzione dei contributi integrativi, mancato versamento dei contributi e legge 104
La cassazione civile, alcuni tribunali e le corti d’appello si sono espressi in merito alla restituzione dei contributi integrativi versati, alla prescrizione del diritto alla regolarizzazione in caso di mancato versamento dei contributi e in tema di Legge 104.
Con la sentenza n. 26346 del 12-09-2023, la Cassazione Civile stabilisce che deve essere cassata con rinvio la sentenza d’appello che dichiara illegittima la delibera della Cassa di previdenza dei commercialisti che ha disposto la cancellazione delle annualità di contribuzione ritenendo l’iscritto incompatibile con la professione per lo svolgimento di attività d’impresa, dovendosi ritenere che le cariche svolte dall’interessato nella società siano di vertice dovendosi osservare che nel ruolo gestorio, proprio perché apicale, sono insite ragguardevoli responsabilità, che non hanno dunque un rilievo esclusivamente formale, mentre l’attività d’impresa per un professionista è foriera d’incompatibilità anche quando non sia abituale e prevalente, poiché anche un’attività così connotata ingenera il rischio d’incongrue sovrapposizioni di piani e di alterazione di quelle regole di probità e trasparenza, che sono presidio di un corretto ed efficiente esercizio della professione.
LEGGE 104 E TRASFERIMENTO DEL DIPENDENTE VICINO AL PARENTE DISABILE SENZA GRADUATORIA
In data 12-09-2023, la Cassazione Civile stabilisce che il lavoratore può essere trasferito vicino al familiare disabile anche se non è in graduatoria. Ciò con una sola eccezione: quando il datore dimostra che lo spostamento preclude l’organizzazione aziendale.
Con la sentenza n. 26248 del 11-09-2023, la Cassazione Civile stabilisce che, in caso di omesso versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, il nostro ordinamento non prevede un’azione dell’assicurato volta ad ottenere la condanna dell’ente previdenziale alla “regolarizzazione” della sua posizione contributiva, nemmeno nell’ipotesi in cui l’ente previdenziale, che sia stato messo a conoscenza dell’inadempimento contributivo prima della decorrenza del termine di prescrizione, non si sia tempestivamente attivato per l’adempimento nei confronti del datore di lavoro obbligato, residuando unicamente, in suo favore, il rimedio risarcitorio di cui all’articolo 2116 Cc e la facoltà di chiedere all’Inps la costituzione della rendita vitalizia di cui all’articolo 13 della legge 1338/62.
Con la sentenza n. 2407 del 05-09-2023, il Tribunale di Lecce stabilisce che l’amministrazione pubblica datrice di lavoro deve essere condannata a risarcire il danno patrimoniale e non patrimoniale patito dal coniuge superstite per la morte del lavoratore, non fumatore, per neoplasia polmonare dovuta all’esposizione al fumo passivo sul luogo di lavoro, potendosi ritenere raggiunta la prova in ordine alla sussistenza tanto dell’elemento soggettivo – la colpa dell’amministrazione per non aver predisposto adeguate misure di sicurezza, imponendo sanzioni ai trasgressori dei divieti – quanto dell’elemento oggettivo, vale a dire il nesso causale tra la condotta, la patologia e il successivo decesso del lavoratore, necessari al fine di ritenere la sussistenza della responsabilità dell’illecito.
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